Vittorio De Seta e Mako Sajko - Omaggio
Un programma di cortometraggi che presenta, intreccia e mette a confronto le opere di due grandi registi, artisti cinematografici non convenzionali, autori indipendenti che hanno proposto un nuovo modo cinematografico di osservare la società.
Mako Sajko, la mente acuta, l'eterna giovinezza, la giocosità, l'arguzia di un anziano in età avanzata. Un uomo che non si lamentava mai e che raccontava storie che ci divertivano. Guardava sempre tutti i film del festival Dokudoc, per lui il nostro festival era una festa. Mako è un simbolo del cinema documentario sloveno. Siamo consapevoli che anche i documentari sono delle opere di pregio, la cui produzione è spesso ostacolata. Con le sue idee, Mako continua a vivere con noi per lo sviluppo del cinema documentario sloveno!
- Maja Malus Azhdari, selezionatrice del programma, Festival internazionale del film documentario DOKUDOC, Maribor
Foto: archivio DOKUDOC
Come c’è in uno dei testi, per noi, I mille occhi, De Seta era un permanente premio Anno uno. Il suo cinema ha anticipato i tempi e tracciato i percorsi futuri. La necessità di esprimersi superava ogni ostacolo tecnologico o produttivo. Ogni sua visita al Festival era un dono e una scoperta per noi che lo conoscevamo e per altri che lo conoscevano meno. Grande personaggio d’umanità, insostituibile.
- Mila Lazić, collaboratrice programma Festival Mille Occhi
Foto: archivio I Mille Occhi
De Seta è nato il 15 ottobre 1923. Tra pochi giorni sarebbero 100 anni dalla nascita.
Muore nel novembre 2011 e Martin Scorsese, che lo ha definito “un antropologo che si esprimeva con la voce di un poeta”, lo ricorda così:
"Sono rimasto scioccato dalla notizia della morte di Vittorio De Seta. La sua vita è stata lunga e sana, e l'ultima volta che lo vidi, solo qualche anno fa, sembrava che gli rimanessero da vivere altri 50 anni, scoppiava di energia creativa. De Seta è uno dei più grandi, ma trascurati, registi italiani, e il suo lavoro meriterebbe di essere molto più conosciuto di quanto non sia. Negli anni '60, lo conoscemmo attraverso il suo straordinario "Banditi a Orgosolo". Ma dopo, molti anni dopo vedemmo i suoi documentari a colori che girò negli anni '50, poetiche cronache di vita nell'Italia del sud, della Sardegna e della Sicilia. Chi vide queste immagini, prima note solo a pochi, ne rimase ammaliato. Sono registrazioni preziose di costumi e modi di vivere che stavano scomparendo. (...) Nel loro insieme, esse sono una delle meraviglie del cinema. Vittorio De Seta fu veramente un grandioso, dinamico artista, e io piango la sua scomparsa."